Non esiste un modello di città interculturale uguale per tutti , che possa essere utilizzato anche all’Aquila ma è la stessa città in base la sua storia , la sua identità , al suo passato e soprattutto al suo sentire dei suoi cittadini , che deve costruire un modello per essere dinamica e flessibile e capace di progredire.
La politica degli estremi ideologici serve a poco , i muri fanno solo alzare altri muri e il laissez-faire fa nascere la sensazione psicologica che tutto si può fare , ma se per davvero si vuole essere lungimiranti e intervenire nel modo più attento oltre alle le analisi più raffinate in materia di immigrazione bisogna coniugare accoglienza e integrazione con il sentimento della città.
In politica ce uno scarto tra politiche dichiarate e politiche in uso, le cui ragioni vanno indagate certamente nei singoli casi empirici, ma possono essere sostanzialmente ricondotte a due: in primo luogo, un certo imbarazzo da parte dei decisori politici nel dover ammettere che alcune grandi teorie sull’integrazione degli stranieri sono di fatto inattuabili quando messe a confronto con la concretezza e la complessità dei problemi e, in secondo luogo, una sorta di opportunismo dei decisori, i quali ritengono che alcune politiche debbano essere implementate solo in forma invisibile e senza i crismi dell’ufficialità per mantenere il consenso dei propri elettori.
E vero che non possiamo permetterci di evitare di affrontare il fenomeno dell’accoglienza e dell’integrazione ma è pur vero che è utile e indispensabile farlo con un approccio il più possibile pragmatico: questa è probabilmente anche la ragione per cui talvolta gli interventi locali si discostano dalle ideologie del livello nazionale.
Serve parlare alle persone in una chiave sociale che non lasci nessuno dietro ma che sposa democrazia e sicurezza come pilastro concettuale prioritario per la società del demani partendo sempre dal tessuto identitario dell’aquila e degli aquilani.
Consigliere Comune dell’Aquila,
Gamal Bouchaib
Lascia un commento